Resi famosi dal noto fumetto e cartone animato Braccio di ferro, gli spinaci furono per lungo tempo sopravvalutati e, a dirla tutta, oggetto di un’attenzione un po’ eccessiva. Questa loro nomea di verdure ricche in Ferro è solo in parte vera. Infatti ci sono due fattori che concorrono a diminuire l’assorbimento del Ferro contenuto negli spinaci: il primo è la sua formula chimica (ferro trivalente), la quale non è assimilabile se non viene prima convertita nella sua forma bivalente. Questo processo di riduzione da ferro trivalente a bivalente è aumentato dalla presenza di vitamina C, che lo rende così maggiormente biodisponibile. Il secondo fattore che riduce l’assorbimento del ferro, è la presenza di ossalati negli spinaci, cioè degli antinutrienti che legano i minerali (non solo il Ferro) diminuendone l’assorbimento. Dunque, un consiglio che vi posso dare per cercare di conservare il valore nutrizionale degli spinaci è quello di cuocerli, preferibilmente al vapore, con l’aggiunta di succo di limone; così facendo verranno degradati gli ossalati che sono termolabili, mentre l’aggiunta di limone ridonerà al piatto la vitamina C che con la cottura è andata perduta.
Fortunatamente gli spinaci non devono essere considerati solo per il loro contenuto in ferro, ma anche per il loro contenuto di carotenoidi, acido folico, vitamina K, E, magnesio, potassio e luteina. Quest’ultima molecola è particolarmente interessante, infatti è un antiossidante che si va a concentrare nella zona centrale della retina, detta macula, proteggendo la salute dei nostri occhi dai danni dei raggi UV e dalla degenerazione maculare.
Spinoso e pungente all’esterno ma che racchiude al suo interno un vero e proprio tesoro di nutrienti. Quindi non fatevi frenare dal suo aspetto; sicuramente potrà essere ostico da sbucciare, ma armatevi di una forchetta, un coltello e un po’ di pazienza e sarete ricompensati. Infatti questo frutto arricchirà la vostra dieta di fosforo, potassio, magnesio, calcio, vitamina A, C e soprattutto di fibre.
Quest’ultime donano un potere lassativo al fico d’india, in più rallentano l’assorbimento di zuccheri e grassi, rendendolo il frutto ipoglicemizzante e ipocolesterolemizzante. Ricordatevi però di non esagerare con le quantità in quanto un’assunzione eccessiva, a causa dei numerosi semi contenuti, può avere un’azione astringente e in più può peggiorare i casi di diverticolosi e coliti.
Tra le sue proprietà troviamo anche quelle antiossidanti, grazie all’elevato contenuto di indicaxantina, un nutraceutico naturale, che secondo recenti studi può essere importante per la prevenzione di patologie infiammatorie come l’aterosclerosi.
Infine il fico d’india è un ottimo diuretico ed è in grado di favorire l’espulsione dei calcoli renali.
Le malattie autoimmuni comprendono numerose patologie molto differenti tra loro, ma che prevedono tutte un’alterazione del sistema immunitario, che attacca delle componenti del nostro organismo che di norma non dovrebbero essere colpite, generando così un danno tissutale o anatomico. Questo quadro eterogeneo prevede di essere trattato in modo specifico sia a livello medico che dal punto di vista alimentare. Infatti ad ogni malattia autoimmune corrisponderà una dieta specifica; per esempio la celiachia prevederà una semplice dieta gluten free, mentre artrite reumatoide e crioglobulinemia verranno trattate con una dieta a basso contenuto antigenico (LAC diet). Ma come le malattie autoimmuni presentano una componente eziologica comune, anche le diete per queste patologie avranno delle basi comuni che dovranno essere rispettate se si vuole migliorare il proprio stato di salute:
-Aumentare il consumo di alimenti antinfiammatori
-Aumentare il consumo degli acidi grassi omega 3, prestando attenzione a diminuire il rapporto omega 6/omega 3
-Aumentare il consumo di vitamine e Sali minerali antiossidanti come vitamina A,C,E e selenio.
-Ridurre il consumo di acidi grassi trans che si trovano principalmente nelle margarine e negli alimenti fritti in oli vegetali
-Ridurre il consumo degli alimenti contenenti acido arachidonico. Quest’acido grasso fa parte degli acidi grassi omega 6 e promuove il persistere di una fase infiammatoria. È contenuto principalmente in strutto, sugna, sardine, tuorlo e wustel).
-Eliminare o ridurre il glutine
-Eliminare o ridurre gli zuccheri raffinati.
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